...D'un tratto vidi, in mezzo agli appezzamenti curati, dei grandi squarci bianchi, come se una grande mano avesse graffiato il territorio...La superficie coltivata era stata spazzata via, lasciando la terra nuda...
Le fenditure rivelavano un passato lungamente celato. Tombe etrusche affioravano dalle ferite rosse, mosaici romani da quelle gialle, frammenti medievali da quelle grigie. Squarci di civiltà scomparse prendevano il posto di quella presente...
Dal racconto "Il Postino" di Roberto Einaudi
2001 Lucca (Italy)
Temporary garden per “Festival di Arte Topiaria, Villa Grabau” organizzato da “Grandi Giardini Italiani” e sponsorizzato da “Martini e Rossi”.
L'arte topiaria, nei secoli simbolo del dominio dell'uomo sulla natura attraverso l'imposizione alla vegetazione di forme artificiali, viene da noi riletta in chiave contemporanea.
Non è più la vegetazione ad essere modellata, ma è la superficie stessa del giardino che diventa materiale plasmabile.
Abbiamo immaginato una mano enorme che graffiando il suolo strappa dei nastri di prato denudando il terreno.
Il graffiare non è pensato come atto distruttivo, ma piuttosto come anticipazione di una lettura in profondità, stratigrafica si potrebbe dire, del suolo.
I giardini storici sono luoghi dell'archeologia tra i più vulnerabili, dove bisogna intervenire con estrema cautela.
Nella traccia di terra denudata, emergono frammenti di terra cotta, ghiande, ossi di seppia ... che rimandano ad altrettanti "mondi" da indagare.
Natura imbrigliata in forme artificiali e terre colorate, elementi paradigmatici dell'arte topiaria, ritornano in questa occasione con altri significati.