Stone’s throw
Cornerstone Gardens, Sonoma (California)
Il paesaggio nella tradizionale ‘arte dei giardini’ è rappresentato attraverso delle allegorie oppure come una miniaturizzazione realistica.
Noi invertiamo il processo di ‘miniaturizzazione’ isolando un sasso dal suo originale contesto ed ingigantendo la sua scala al punto in cui esso stesso diventa paesaggio.
Un oggetto elementare, allo stesso modo di alcune esperienze della Pop Art, è ‘esploso’ fino a dimensioni surreali. Nel nostro caso non è un oggetto della produzione di massa ma un elemento unico di uno specifico paesaggio, una spiaggia del mare adriatico, scelto in modo arbitrario.
Il processo inizia con ‘l’estrazione’’ del singolo sasso dai molti che costituiscono quel particolare paesaggio. La sua de contestualizzazione e successivo posizionamento su un prato urbano è un passo intermedio necessario per la definizione della sua identità. La successiva manipolazione trasforma l’oggetto in uno spazio che sarà ‘sperimentato’ dai visitatori.
‘Informati’ attraverso immagini che illustrano il sasso nel suo contesto originale e transitorio, i visitatori chiudono il cerchio concettuale vivendo attivamente ed emotivamente il luogo.
Il tema del festival ‘aperture’ nel nostro giardino – installazione trova un doppio riferimento. Uno fisico è rappresentato dai buchi che modellano il sasso, i quali, piantumati, rompono come ‘tasche vitali’ la sua superficie altrimenti senza vita. Un parallelo più astratto può esser cercato nel visitatore il quale ‘apre’ la sua mente in questo immaginario viaggio attraverso il tempo e lo spazio.